“Come considera gli animali la maggior parte degli esseri umani? E come si comporta nei loro confronti? Il modo in cui si sfruttano determinate specie è veramente ignobile. Per avere la carne, la pelliccia, il cuoio, le corna o qualche altra parte del corpo dell’animale, molti non indietreggiano di fronte a nessuna crudeltà.
Gli esseri umani sono però condannati a pagare a caro prezzo questa crudeltà verso gli animali.

In apparenza, le guerre hanno
esclusivamente cause politiche, economiche, ecc. In realtà, esse
sono anche la conseguenza di tutti i massacri di animali di cui gli esseri umani si rendono colpevoli.

La legge di giustizia, che è implacabile, li obbliga a pagare, con il loro stesso sangue,
quello che hanno fatto scorrere uccidendo gli animali.

Quanti milioni di litri di sangue versati sulla terra gridano vendetta
verso il Cielo! E l’evaporazione di quel sangue attira una
moltitudine di larve e di entità inferiori del mondo astrale,
che avvelenano l’atmosfera della Terra e alimentano i
conflitti.

Gli esseri umani vogliono la pace – per così dire – ma finché continueranno a massacrare gli animali, avranno la guerra.

Ecco una verità che non si conosce e che forse non
verrà accettata. Ma il fatto che non la si accetti non cambierà
nulla: gli umani saranno trattati così come avranno trattato gli
animali. ”

Omraam Mikhaël Aïvanhov

http://www.ecn.org/contropotere/vivpan_gli_esperimenti_sugli_animali_pe.htm

Allegati:

Test sugli animali, ecco l’elenco delle aziende che non torturano più

Poco più di una decina le aziende di cosmesi italiane che attuano già da oggi il bando che entrerà in vigore nel 2013. Sono: Derbe, Cibe Laboratori, Helan, Serafini, D’Aymons, Indica, Bartholomew, Saponificio Gianasso, Flora, San. Eco. Vit e Bema Cosmetici
24 aprile 2005 – Graziarosa Villani

Un coniglietto li salverà. Almeno fino al 2013 quando finalmente entrerà in vigore il bando totale di testare i cosmetici su animali. Fino ad allora ogni anno 40mila esemplari continueranno ad essere sfigurati da rossetti, bruciati da creme. Per la legge italiana un’estetica consapevole può attendere e fino a quella data per i consumatori che non vogliano imbellettarsi con unguenti e pozioni usciti dalla morte di cavie, conigli e topi non resta che cercare sulla confezione l’emblema raffigurante un coniglio tra stellette in procinto di saltare (che resta facoltativo) e leggere l’etichetta per trovare la dicitura: “Stop ai test sugli animali Controllato da Icea Per Lav”.

«C’è tanta disinformazione al riguardo», spiega Roberta Bartocci, responsabile della campagna contro i cosmetici testati della Lega Antivivisezione. «Alcune aziende – aggiunge – scrivono non testato su animali ma in realtà non è così. Le numerose richieste da parte dei soci Lav dimostrano – sottolinea Bartocci – quanta confusione ci sia su questa materia, in parte creata dalle stesse aziende che negli ultimi anni hanno utilizzato diciture fuorvianti (cruelty free, non testato su animali, ecc.) che hanno confuso quando non ingannato i consumatori intenzionati ad un acquisto etico. Queste diciture non hanno infatti alcun valore ufficiale e dall’11 marzo 2005 solo le aziende e i loro fornitori che non effettuano e non commissionano test su animali, sia su prodotto finito che sulle materie prime utilizzate, potranno adottarle, anche se il decreto non indica se e come le aziende verrebbero controllate».

Solo l’etichetta, quindi, può fare da guida garantendo che l’azienda ha aderito allo standard internazionale stilato dalle associazioni appartenenti all’European Coalition to End Animal Experiments (Eceae). «Con l’adesione allo standard internazionale – aggiunge l’esponente Lav – l’azienda si impegna a non effettuare né commissionare test su animali per i suoi prodotti e materie prime. Controlli a sorpresa vengono poi compiuti dall’Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale (icea. info) e solo allora l’azienda entra nell’elenco delle industrie consigliate». Sono poco più di una decina le aziende italiane. L’elenco, consultabile sul sito lav. it comprende: Derbe, Cibe Laboratori, Helan, Serafini, D’Aymons, Indica, Bartholomew, Saponificio Gianasso, Flora, San. Eco. Vit e Bema Cosmetici.

A queste si aggiungono quelle estere aderenti alla British Union for the Abolition of Vivisection (buav. org) e presenti sul mercato italiano: The Body shop, Montagne Jeunesse, Jason Natural Cosmetics, W. S. Badger. John Paul Mitchell Systems. Ma qual’è il mercato effettivo di questi prodotti? Restano purtroppo merci di nicchia. Stenta infatti ancora ad affermarsi il concetto di cosmesi etica salvanimali.

I prodotti, lungi da arrivare alla grande distribuzione, si possono trovare per lo più in erboristerie e in farmacie. «Tra le decine di e mail che riceviamo ogni giorno – dice Bartocci – il 60 per cento riguarda la cosmesi non testata. Sono molte le donne che si interrogano. Il nostro impegno è quello di avviare campagne di formazione proprio per erboristi e farmacisti perché la materia è molto complessa».

Non ha bisogno di corsi Elisabetta Scorsoni titolare de L’Erba Amica, un negozio in via Ezio 29 a Roma. La sua è stata una scelta coraggiosa e impegnativa. Nel suo negozio infatti si vendono solo prodotti raccomandati Lav.

«È una strada in salita – racconta – e si vende facendo informazione al cliente che spesso torna e compra di nuovo”. Le clienti più affezionate hanno dai 25 ai 40 anni sono attente e consapevoli. «Spesso – sottolinea – scoprono anche che il prodotto costa un terzo in meno rispetto a quello “normale” di profumeria». Sugli scaffali de L’Erba Amica si possono trovare anche uova di coturnice (quaglia) ottime come integratori e latte di cavalla. «Sono prodotti di animali che non muoiono, né vengono torturati».

L’azienda va ma Scorsoni non nasconde una certa delusione. All’appello mancano gli animalisti. «Dati alla mano – commenta – solo il 5 per cento degli iscritti a Roma ad associazioni come Lav, Animalisti Italiani, compra da noi. Tre anni fa, quando abbiamo aperto, ci saremmo aspettati da questo canale una clientela almeno del 30 per cento».

Il nostro paese ha recepito la direttiva comunitaria in materia

Cosmetici, dal 2013 stop ai test sugli animali

Cavie da laboratori Il bando totale scatterà tra 8 anni. Fino a quella data, denuncia la Lav, 40.000 cavie all’anno continueranno a essere torturate. Per chi non vuole aspettare, sotto il marchio Eceae sono già disponibili 10.000 cosmetici non testatiStop ai test sugli animali per i prodotti di cosmesi. Il bando totale scatterà dal 2013 grazie all’entrata in vigore del decreto che recepisce la direttiva Ue in materia. Intanto per altri 8 anni «40.000 animali all’anno in Europa continueranno a essere torturati ma poi basta sacrifici». Lo afferma la Lav analizzando il dl n.50 del 15 febbraio, con cui il governo ha recepito le direttive europee in materia di prodotti cosmetici, entrato in vigore con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 15 aprile n.87.

Da parte delle aziende, l’Associazione delle industrie cosmetiche italiane sottolinea che «da più di 20 anni l’industria cosmetica ha avviato e sostenuto programmi di ricerca per lo sviluppo e la convalida di metodi “alternativi”. «La nuova legislazione europea – prosegue Unipro – è stata anticipata dai comportamenti delle imprese, tanto che dai dati raccolti dalla Commissione europea risulta che il comparto cosmetico a livello comunitario, allo scopo di valutare la sicurezza di ingredienti o prodotti finiti, utilizza solo lo 0,25% del 1.070.000 di animali utilizzati nella valutazione della sicurezza di ingredienti e prodotti immessi sul mercato Ue».

Quattro le novità per gli animali introdotte dal decreto secondo Roberta Bartocci, responsabile Lav: divieto di eseguire test su animali dei prodotti cosmetici finiti a partire dall’11 settembre 2004; divieto di commercializzare prodotti cosmetici finiti che abbiano subito test su animali a partire dalla stessa data; cessazione dei test per materie prime cosmetiche entro il 2013; divieto di indicare il prodotto come “non testato su animali” a meno che non sia garantito che il test non viene compiuto in nessun punto della filiera, dall’11 marzo 2005.

In attesa del 2013, però, è già possibile acquistare cosmetici non testati su animali. Le associazioni appartenenti alla Eceae (European coalition to end animal experiments), di cui la Lav è rappresentante italiano, applicano lo standard “Non testato su animali”: l’unico riconosciuto a livello internazionale. Oggi sono disponibili circa 10.000 sostanze utilizzabili dall’industria cosmetica per formulare i propri prodotti.