Il tempo che stiamo vivendo è un tempo di cooperazione, non si può prescindere l’uno dall’altro rispetto a ciò che sono le esigenze primarie di questo tempo: la condivisione, la cum-partecipazione, la compassione, la gratitudine, la solidarietà, sono tutti aspetti che in una forma più ampia possiamo definire aspetti della relazione di aiuto.

Molte delle persone che mi scrivono chiedendo aiuto nella loro vita di tutti i giorni, si pongono anche l’interrogativo di come poter aiutare gli altri. Spesso troviamo persone che si mettono a disposizione degli altri ma non hanno ben chiarito dentro di sé il perché lo fanno.

Altri che invece si prodigano nel dare piccoli o grandi insegnamenti quotidiani altrettanto non so se si interrogano sulla ragione per cui lo fanno e soprattutto se questi insegnamenti o piccoli suggerimenti quotidiani sono integrati nella loro vita di tutti i giorni.

La relazione di aiuto, è una complessità di esperienze che si possono condividere solo se si sono fortemente integrate in sé.

Come puoi aiutare gli altri se non sei in grado di aiutare te stesso? E’ una domanda importante, che molte persone non si fanno.

Molti aiutano ma dimenticano sé stessi, oppure aiutano per dare a sé stessi qualcosa in termini di gratitudine o di gratificazione che non hanno bene individuato da quale prospettiva nasce; o altre ancora sono i falsi aiutanti nella relazione di aiuto: sono quelli che in realtà aiutano ma ne traggono ampio beneficio; moltissimi vendono “prodotti” che sono falsamente di aiuto o per lo meno se lo sono, lo sono nella misura in cui tu hai un prezzo da pagare e soprattutto una quantità economica o una quantità di gratificazione che giunge a compensare, che cosa?

La relazione di aiuto non può essere compensativa di qualcosa che tu devi, o di qualcosa che tu devi avere.

La compensazione, in senso karmico, secondo la Legge Cosmica ha tanti risvolti e ha una profonda struttura di conoscenza, di verità, di onestà, di sentimento di unione. Allora, la domanda è di nuovo: in che modo posso aiutare gli altri se non sono in grado di aiutare me stesso?

Ma è proprio nella relazione che noi troviamo la possibilità di progredire.

L’evoluzione umana si è basata sulla socialità, fino a che l’essere umano è in solitudine non può evolvere, la sua esperienza rimane limitata ed è proprio nella relazione, nella socialità, nel condividere il gruppo, il branco, la polis, le piccole comunità che l’essere umano si evolve, scopre. Le scoperte si fanno sempre insieme, è una partitura di insieme: a un certo punto, comunità lavorano nella stessa direzione in forme differenti ma giungono tutti verso una scoperta, verso un unico obiettivo. Mai come in questo momento la comunità umana deve essere unita per l’obiettivo della sua evoluzione coscienziale!

Non dobbiamo solo scoprire nuovi antidoti ai milioni, ai miliardi di possibilità di malattie o di disagio fisico, molecolare, cellulare che potremmo avere; non è solamente necessario scoprire l’ultimo vaccino o l’ultimo metodo di risoluzione di una malattia autoimmune o di un cancro, è fondamentale anche unirsi per un salto evolutivo della coscienza!

Questa unione può avvenire solo nella relazione di aiuto: quando tu sei disposto a dare non nella misura in cui vuoi ricevere ma sei disposto a dare perché non hai più niente da chiedere, perché hai talmente compensato dentro di te qualsiasi legge, che a quel punto puoi solo donare.

Attenzione, non bisogna confondere il dono con la gratuità.

Se qualcuno chiede “gratuitamente” vuol dire che si aspetta dalla vita qualcosa, come se la vita gli dovesse qualcosa, come se la madre dovesse necessariamente ancora allattarlo e quindi chiede la gratuità, chiede l’elemosina, chiede il farsi carico.

E’ giusto aiutare chi ha bisogno, è essenziale, è pietas, non fraintendetemi: Chi più dà più riceve!

La solidarietà, il volontariato sono forme altissime di misticismo, non bisogna essere necessariamente spirituali per donare e per-donare. Si può essere persone comuni con un senso profondo della compartecipazione e con il desiderio di aiutare gli altri. Se pensiamo ai volontari che ci sono in varie forme: nella Croce Rossa, nella Caritas o anche altre forme di volontariato, questo è encomiabile. Io mi riferisco a quelle persone che chiedono la gratuità nel senso che sono sempre nel bisogno, sempre nella richiesta e che “pretendono” che l’altro dia: questo non è compensativo per la loro evoluzione, non è compensato neanche per chi dà continuamente, senza stabilire un limite. Il metro di misura tra il dare e l’avere deve essere equipollente.”

Darshanaji – tratto dal sat sang on line Relazione d’aiuto e cambiamento -giugno 2020

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